La settimana de “Le fatiche erculee”. Settimana di malanni. La malaria colpisce ancora e lo fa sul serio. Matteo a letto per due giorni con febbrone da cavallo se l’è cavata con il normale ciclo di pastiglie; Francesca, dopo la notte insieme passata insonne, è con Monica nell’ospedale (quello dei ricchi) a Gulu. Due giorni sotto quinino, ma sta decisamente meglio. Ed infine anche l’auto ha esalato l’ultimo respiro. Si è rotta la cinghia, ditrutte le valvole e pistoni consumati. I gentili meccanici dell’officina dei padri comboniani ci hanno prestato un vecchio Pajero che parte solo a spinta.
La settimana del “Faccia a faccia con il potere”. A tavolino, in momenti separati, con due delle cariche più importanti del Nord Uganda: l’ausiliario dell’Arcivescovo di Gulu e LC V, in pratica il presidente della regione, Norbert Mao, nonchè, pare, possibile candidato alle prossime elezioni presidenziali. Il capo della chiesa è un tipo enorme e con lo sguardo basso e l’arcata sopraccigliare un po’ arcigna; chiama al telefono l’arcivescovo impegnato nei colloqui di pace a Juba e lo chiama “Sua Grazia”. Si esprime come gli uomini di Chiesa, fa MMM con la testa e con le mani incrociate tra l’anellone. Incontro informale. Due chiacchiere di cortesia. Nel pomeriggio siamo stati ricevuti, dopo attese e appuntamenti saltati (dicesi strategia del farti sentire piccolo e insignificante), dal signor Mao. Un politico nero e giovane, ma un politico. Per la prima volta ho avuto la sensazione di essere davanti ad atteggiamenti, ragionamenti e dialettica conosciuta. Il tutto presentato, però, da una rara simpatia, e da un sorriso che arrivava come spontaneo. Seduta di fronte a lui, ho preso appunti, ho osservato attentamente la comunicazione non verbale, e mi sono buttata nel (entusiasmante) gioco della giornalista. Qui sotto vi lascio anche il resoconto del nostro incontro che prova a raccontare, forse, la situazione dei colloqui di pace.
La settimana delle “Storie di uomini e di guerra”. Otoo Jimmy è un ragazzo di 17 anni, di Ukole vicino a Minakulu Center. Quello che abbiamo capito è che nel 2004 è scappato dal bosco , dopo essere stato rapito e trattenuto dai ribelli per alcuni mesi. I ribelli gli avevano spaccato la mandibola, forse per questo è riuscito a scappare, o lo hanno lasciato moribondo nel bosco. In ogni caso venne portato a Gusco, centro di riabilitazione degli ex -bambini soldato e fatto operare al Lacor Hospital. Purtroppo la mandibola è rimasta bloccata, riesce a parlare , anche se non molto bene, ma non riesce a masticare. Infila dei piccoli pezzi di cibo nell'apertura rimasta e li deglutisce senza poterli masticare. Martin è un infermiere del dispensario di Minakulu Centre. Nel 2003 è scappato in seguito agli attacchi dei ribelli, dal villaggio di Aloi con nove bambini rimasti soli; con loro, ha vissuto per tre anni in un campo profughi. Dall’anno scorso, tre dei bambini orfani è riuscito a farli accogliere da alcuni parenti, mentre gli altri 6 sono rimasti con lui. Più mamma anziana malata di artrite deformante, moglie e la piccola Fiona, unica figlia naturale. Nonostante le difficoltà, la giovane età e uno stipendio mensile piuttosto basso, Martin ha deciso di tenere con sé questi bambini, con una umanità e una generosità spesso rare in questo contesto, dove il senso di famiglia allargata, tipico della cultura africana, sembra essere stato distrutto dall'atrocità della guerra.
Per entrambi stiamo cercando aiuti e sostegno e forse riusciremo a dare una mano (per quanto possiamo).
Io sto bene. Abbraccio largo, grosso, rotondo.