giovedì 28 giugno 2007

Racconti

La settimana del “De gustibus non disputandum est”. Invitati a pranzo da Brother Elio (un fratello comboniano) per l’arrivo del nostro responsabile Antonio, ci siamo dedicati felicemente e completamente al lussuoso piacere del cibo. Tra patatine, pasta, verdure, fagioli, cipolle e lombo di maiale, da un vassoio a centro tavola ci giunge un profumo davvero invitante. Carne bianca, gustosa come coniglio, ma tenera quasi fosse pesce. Scopriamo solo dopo, che l’animale in questione, lungo circa 3 metri per 15 kg di peso, prima di essere servito a noi commensali, fu un pitone costrittore. Eccellente. Superbo. Tre giorni dopo viene a trovarci Christine, un’ amica del gruppo giovani di Minakulu, portando con sè un intero cosciotto di maiale selvatico ( una sorta di cinghialino). La sua carne affumicata e rosa era roba da leccarsi i baffi. E ultimo, ma non meno importante, ho assaggiato le famose termiti essicate al sole. L’aspetto di insetto, zampine comprese, mi rendeva sospettosa, ma il gusto ricorda vagamente quello di nocciolina. Tutto sommato niente male. Anche schiacciate in polverina e aggiunte al pesto di sesamo. Gradita fuga dal solito tran tran di pasta, cassava, fagioli e polenta di mais sciapa.

La settimana de “Le fatiche erculee”. Settimana di malanni. La malaria colpisce ancora e lo fa sul serio. Matteo a letto per due giorni con febbrone da cavallo se l’è cavata con il normale ciclo di pastiglie; Francesca, dopo la notte insieme passata insonne, è con Monica nell’ospedale (quello dei ricchi) a Gulu. Due giorni sotto quinino, ma sta decisamente meglio. Ed infine anche l’auto ha esalato l’ultimo respiro. Si è rotta la cinghia, ditrutte le valvole e pistoni consumati. I gentili meccanici dell’officina dei padri comboniani ci hanno prestato un vecchio Pajero che parte solo a spinta.

La settimana del “Faccia a faccia con il potere”. A tavolino, in momenti separati, con due delle cariche più importanti del Nord Uganda: l’ausiliario dell’Arcivescovo di Gulu e LC V, in pratica il presidente della regione, Norbert Mao, nonchè, pare, possibile candidato alle prossime elezioni presidenziali. Il capo della chiesa è un tipo enorme e con lo sguardo basso e l’arcata sopraccigliare un po’ arcigna; chiama al telefono l’arcivescovo impegnato nei colloqui di pace a Juba e lo chiama “Sua Grazia”. Si esprime come gli uomini di Chiesa, fa MMM con la testa e con le mani incrociate tra l’anellone. Incontro informale. Due chiacchiere di cortesia. Nel pomeriggio siamo stati ricevuti, dopo attese e appuntamenti saltati (dicesi strategia del farti sentire piccolo e insignificante), dal signor Mao. Un politico nero e giovane, ma un politico. Per la prima volta ho avuto la sensazione di essere davanti ad atteggiamenti, ragionamenti e dialettica conosciuta. Il tutto presentato, però, da una rara simpatia, e da un sorriso che arrivava come spontaneo. Seduta di fronte a lui, ho preso appunti, ho osservato attentamente la comunicazione non verbale, e mi sono buttata nel (entusiasmante) gioco della giornalista. Qui sotto vi lascio anche il resoconto del nostro incontro che prova a raccontare, forse, la situazione dei colloqui di pace.

La settimana delle “Storie di uomini e di guerra”. Otoo Jimmy è un ragazzo di 17 anni, di Ukole vicino a Minakulu Center. Quello che abbiamo capito è che nel 2004 è scappato dal bosco , dopo essere stato rapito e trattenuto dai ribelli per alcuni mesi. I ribelli gli avevano spaccato la mandibola, forse per questo è riuscito a scappare, o lo hanno lasciato moribondo nel bosco. In ogni caso venne portato a Gusco, centro di riabilitazione degli ex -bambini soldato e fatto operare al Lacor Hospital. Purtroppo la mandibola è rimasta bloccata, riesce a parlare , anche se non molto bene, ma non riesce a masticare. Infila dei piccoli pezzi di cibo nell'apertura rimasta e li deglutisce senza poterli masticare. Martin è un infermiere del dispensario di Minakulu Centre. Nel 2003 è scappato in seguito agli attacchi dei ribelli, dal villaggio di Aloi con nove bambini rimasti soli; con loro, ha vissuto per tre anni in un campo profughi. Dall’anno scorso, tre dei bambini orfani è riuscito a farli accogliere da alcuni parenti, mentre gli altri 6 sono rimasti con lui. Più mamma anziana malata di artrite deformante, moglie e la piccola Fiona, unica figlia naturale. Nonostante le difficoltà, la giovane età e uno stipendio mensile piuttosto basso, Martin ha deciso di tenere con sé questi bambini, con una umanità e una generosità spesso rare in questo contesto, dove il senso di famiglia allargata, tipico della cultura africana, sembra essere stato distrutto dall'atrocità della guerra.

Per entrambi stiamo cercando aiuti e sostegno e forse riusciremo a dare una mano (per quanto possiamo).

Io sto bene. Abbraccio largo, grosso, rotondo.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

:-) smack... visto che sei con la fra all'ospedale.... ti penso anche da qui.. e mi raccommando, quando leggi questo commento corri ad abbracciarmi, che la malaria non si attacca per contatto!

liztamy ha detto...

ramo..sono al lavoro..se così si può dire..e mentre leggo penso, come sempre, un sacco di cose. Una su tutte: continua continua continua. Oggi i giornalisti fanno sciopero, oggi ne vedrò un sacco e domani ancora di più. E mi chiedo: ma loro se lo ricordano ancora il giornalismo? perchè per me, che striscio di sbieco nelle sfere del poteruncolo, quello che scrivi senza tesserino, senza professione, è pura informazione.
Bando alle ciance..ora che ti sei cibata di pitone e locustre non ti ferma più nessuno, lo sai vero? e dimmi un pò,,l'angelo è dunque arrivato? e mi sembra di capire..niente malaria?..mhm quanto mi manchi!!!
ciao ramo..ti abbraccio. e ti bacio.

Anonimo ha detto...

sono venuto a sapere da un amico originario del continente nero, laureato in medicina e attualmente dalle mie parti per un master (o simile) che la malaria, malattia per cui ESISTE una cura e per cui ESISTE una sorta di terapia (diciamo) preventiva, è sul gradino più alto del podio in fatto di mortalità in africa, seguita dall'AIDS.. per cui NON esiste cura e NON esiste una forma di prevenzione medica. nella mia testolina da tardoadolescente-(molto tardo)-benestante-europeo che ascoltava tali racconti si è smosso un senso di incredulità.. la razionalità con cui siamo cresciuti contrasta con la realtà della cosa. una zanzara lì può ucciderti.. mentre da noi al massimo ti fa passare una notte sveglio, ciabatta alla mano, in una battuta di caccia che va dal tramonto all'alba. nelle tue parole c'è la conferma che la zanzara non fa distinzioni e che per lei non importa se sei bianco, nero, giallo, blu o verde.. con un primordiale senso antirazzista, seppur involontario.
si sa cos'è l'africa, cosa vuol dire guerra civile, cosa vuol dire "fuga dai ribelli", perchè se ne parla di continuo.. ma alla fine non c'abbiamo capiamo proprio un cazzo (scusate il francesismo). le info le fermiamo nell'anticamera del cervello.. voi ora siete li. voi toccate con mano. e divulgate. e credo che chiunque vi segue da qui inizi a vedere la cosa in maniera leggermente diversa. di malaria se ne parla da secoli.. ma pensare che quelle zanzare vi ronzano intonrno..bhè, direi che fa cambiare il punto di vista.

grazie ragazzi.
e buon lavoro!

MrG

Giacomo ha detto...

ramo, la crisi finanziaria continua quindi no a sms e no a telefono...ti scrivo qua. Sono ancora vivo, non ho ancora perso il lavoro, jose è a new york e io ol'unica cosa che ho perso sono le staffe.
Comunque come sempre positivo, sorridente e per niente cinicon hehehe.
Sei il mio pensiero costante che non tramonta mai. un bacino. ti voglio bene.

monia ha detto...

ciao cara,
di rado vengo a trovarti tra queste pagine...sei splendida come sempre, inoltre ho il piacere di leggere anche del nostro giangi...mi mancate, vorrei avervi vicini.
un bacio grande
monia