giovedì 28 giugno 2007

Incontro con Norbert Mao, LC V del distretto di Gulu

In data 26 giugno 2007, i volontari insieme ad Antonio (responsabile giunto dall'Italia) hanno incontrato Norbert Mao, LC V del distretto di Gulu. L’incontro si è aperto con il dono di una copia de “Il giornale dell’anima” di Papa Giovanni XXIII, richiesto espressamente dal neo presidente della regione durante il primo incontro tenutosi nel settembre 2006. Antonio ha, in seguito, dato via al colloquio chiedendo informazioni sull’andamento delle trattative di pace. Mao ha espresso soddisfazione per il raggiungimento dell’ammissione di responsabilità per i crimini commessi da parte dell’LRA, ma sostiene che le trattative sul terzo punto in agenda, che contiene anche le annose questioni di giustizia e riconciliazione, necessitano di voci forti. La questione delle responsabilità infatti pare sia incagliata sull’accusa ai leader dell’LRA della Corte Criminale Internazionale e Mao ha ipotizzato che un intervento dell’Europa o del Vaticano potrebbe aiutare a sbloccare la situazione. Il presidente sostiene inoltre che ci sono tre alternative al processo di fronte all’ICC: la prima è relativa al processo di giustizia tradizionale (in Acholi chiamato Mato Oput), che sebbene sia basato non sulla punizione, ma su una sorta di risarcimento tra clan, non è strutturato per crimini di così grande portata. La seconda apre la possibilità ad un Tribunal Forum for the North Uganda che preveda la possibilità alle vittime di dar voce ed espressione al loro vero sentire e di incontrarsi faccia a faccia con i carnefici. Il governo ha accettato questa proposta, seppur escludendo che anche l’UPDF si presenti davanti a questo tribunale. A questo proposito Mao ha parlato ai volontari del progetto distrettuale di costruzione di un Victim Witness Centre, preposto alla documentazione e all’ascolto. La terza possibilità è la costituzione di una Commissione per la Verità e Riconciliazione Nazionale, che ha incontrato, però forti resistenze da parte del presidente Museveni, il quale dovrebbe presentarsi di fronte alla commissione per aver ordinato nel 1991 l’arresto di alcuni leader del Nord o di bombardare i villaggi. Secondo LC V, se l’obiettivo finale è l’unità dell’Uganda, il governo non può rimanere sulla difensiva e a questo proposito ha speso due parole per ricordare come il Nunzio Christopher sia stato una figura importante, capace di richiamare il presidente Museveni alle proprie responsabilità. L’unità dei gruppi religiosi, l’intervento nelle trattative dell’inviato delle Nazioni Unite Chissano (particolarmente rispettato dal presidente ugandese), la pressione esercitata dall’incontro dei capi di Stato del Commonwealth a novembre e il supporto finanziario di Norvegia, Canada, Italia, Svezia e Francia, costituiscono un ottimo terreno per il raggiungimento della pace. Sebbene, secondo il presidente Mao, il ruolo e la posizione di Khartoum non sia del tutto chiara, la pace in Nord Uganda eviterebbe un ulteriore coinvolgimento dell’LRA in Sud Sudan, evitando un inasprimento del conflitto. LCV ha sottolineato inoltre l’importanza di fare pressioni sul governo ugandese affinchè si impegni davvero per la fine della guerra. Per quanto riguarda la situazione dei ribelli, invece, seppur probabilmente siano rimasti nall’area alcuni gruppi di pochi elementi, non ritiene che potranno causare grossi incidenti.

I volontari hanno poi rivolto all’LC V alcune domande sulla situazione specifica del territorio in cui operano. In particolare la prima è relativa alle attività delle Ong, 400 a Gulu, tuttora impegnate all’interno degli IDP camps e assenti o quasi nel sostegno verso chi si sta spostando nei villaggi originali, e alle loro relazioni con il distretto. Mao sostiene che le attuali attività delle Ong derivano dalla precedente panificazione e amministrazione, ossia che le organizzazioni stanno concludendo ora ciò che era stato deciso un anno fa. A questo proposito LC V sta cercando di stipulare degli accordi specifici tra Ong e distretto, in modo tale da rendere quest’ultimo il primo interlocutore dei doners. Per quanto riguarda il resettlement il distretto sta pensando a come strutturare i nuovi centri urbani e a stendere una pianificazione chiara che però non è tuttora pronta.

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